La Montagnola tra i due Papi

Asfaltata e completata la Via Cristoforo Colombo il quartiere si divise di fatto in due, San Paolo Ostiense alla destra di via C. Colombo e la Montagnola a sinistra.

Giovanni XXIII saluta la folla radunata in piazza Caduti della Montagnola

La via C. Colombo, la via Laurentina e la via di Grotta Perfetta, avevano già delimitato il quartiere che appunto prendeva il nome di Montagnola. La Montagnola quindi si trovò delimitata da un sistema di strade che in qualche modo la definirono come un quartiere autonomo e in parte autosufficiente rispetto alla città.

Tra due Papi.

Siamo agli inizi degli anni sessanta e il fatto che ne caratterizzò l’avvio fu la visita nel 1963 di Papa Giovanni XXIII. Il 10 marzo di quell’anno il Papa Buono visitò la Parrocchia e il nuovo quartiere, definito nel suo diario vastissimo, e ne sancì il passaggio da “borgata” a quartiere. Infatti in quegli anni furono costruite nuove case (processo che proseguì fino alla fine degli anni settanta) furono eliminate le baracche e il quartiere si dotò di una serie di centri di aggregazione che ne caratterizzarono la vita. Dai tre assi viari di confine del quartiere si diramavano le strade e le traverse che portano tutte sulla piazza dove sorge la Chiesa da un lato e l’ufficio del comune dall’altro riproducendo le caratteristiche urbanistiche tipiche che fin dal medio evo caratterizzano i borghi italiani.

Le vie principali d’accesso alla piazza sono l’asse via Mario Musco- via Fonte Buono e la amplissima via Pico della Mirandola, che salgono da via Aristide Leonori e intersecano Via di Grotta Perfetta, e via Guido de Ruggero che sale invece da via Laurentina.

In quegli anni la vita del quartiere si anima e assume alcune caratteristiche peculiari. Si formano delle micro comunità intorno ai luoghi di aggregazione tipici del paese (la Montagnola è un quartiere di “emigranti”): la parrocchia con le sue articolazioni come, la S. S Vincenzo, l’Azione Cattolica, gli scout dell’AGESCI, le società sportive, in cui gli sport d’elezione erano la pallavolo e il calcio, il circolo culturale…………, le sedi dei partiti (sezioni come si chiamavano allora), Le ACLI.

Giovani di AC con il vescovo di settore Mons Clemente Riva
Il Card vicario Ugo Poletti in cortile con un gruppo di giovani di AC

Se si camminava per la Montagnola all’inizio degli anni settanta partendo da via di Grotta Perfetta e imboccando via Fonte Buono, si incontravano in rapida successione il “Bar di Ciancaglione”, che, come in tutti i borghi era il primo luogo per così dire “naturale” di aggregazione, davanti al quale gravitavano e si incontravano giovani e adulti del quartiere, proseguendo c’era la sezione della Dc che in momenti diversi della giornata era anche (e alternativamente) Lazio Club o Roma Club, girando a destra poi su via Fontanellato c’erano le sezioni del PCI e del PSI e poi svoltando a sinistra su via Barbana la palestra e la sede dei giovani di destra. La via sfociava di fronte al cinema Colombo della parrocchia che nei suoi locali ospitava le sedi dei giovani Scout e dell’Azione Cattolica, la società pallavolistica e la Libertas Monteur.

Lungo l’asse di via Pico della Mirandola invece c’erano le scuole frequentate dai ragazzi della Montagnola e il centro sociale culturale Henry Cow che promuoveva quella che in quegli anni veniva chiamata musica alternativa.

La festa del 2° scudetto

Tutti questi luoghi di incontro erano una vera ricchezza sociale del quartiere e ognuno svolgeva il suo ruolo di promozione secondo le sue specifiche peculiarità. In quei tempi ad esempio i partiti svolgevano sul territorio l’accompagnamento dei cittadini per il disbrigo delle pratiche presso gli uffici pubblici (una sorta di CAF ante litteram) mentre le associazioni di volontariato curavano i bisogni dei più poveri del quartiere e le associazioni culturali e sportive promuovevano lo sport dilettantistico come scuola di vita.

Il quartiere aveva anche i suoi momenti di aggregazione e di festa, ogni anno infatti sulla Piazza omonima veniva celebrato e ricordato il sacrificio dei caduti della Montagnola. Furono infatti 53 le vittime (42 militari e 11 civili) degli scontri avvenuti il 10 settembre 1943, tra le truppe tedesche di stanza a sud di Roma intenzionate a prendere possesso della Capitale, a seguito dell’annuncio dell’avvenuto armistizio di Cassibile, e i granatieri italiani di stanza al forte Ostiense, carristi, carabinieri, gruppi di soldati italiani di varie armi e popolani sommariamente armati intenzionati a resistere.

La festa del 2° scudetto della Roma Via Fontebuono
Il Bar Cordova altro luogo di aggregazione in quegli anni.

Proseguendo su Via Fonte Buono c’era il mercato rionale (su strada) che era una altro luogo di aggregazione in particolare delle montagnoline che la mattina si incontravano tra i banchi per la loro spesa e che facevano le tradizionali chiacchiere tra donne. Alla fine degli anni 70 il mercato fu spostato in Piazza Caduti della Montagnola prima dell’attuale collocazione.

La Montagnola, come tutta la città, ha vissuto in quel periodo gli “anni di piombo”, senza eventi particolarmente cruenti, ad esclusione di un’aggressione alla segretaria dei giovani comunisti che vide tutto il quartiere in piazza in una grande manifestazione di solidarietà e due bombe alla sede della DC. Un episodio di quegli anni merita di essere ricordato. Alla Montagnola viveva un magistrato di punta dell’epoca tra i titolari dell’indagine sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e delle sua scorta. Furono rinvenute in un cassonetto di fronte alla sua abitazione alcune divise che furono in un primo tempo indicate come quelle che usarono i rapitori dell’allora presidente della DC, salvo poi essere riconosciute da un altro abitante del quartiere come quelle che lui, pilota di aerei di linea che in quei giorni era andato in pensione aveva dismesso e gettato nella spazzatura. Un ricordo particolare va al Maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, capo della scorta dell’onorevole Aldo Moro trucidato dalle BR in Via Fani il 16 marzo 1978 insieme ad altri 4 agenti.

La passione sociale del quartiere fu poi nuovamente svelata nella gara di solidarietà che si aprì per il sostegno ai terremotati dell’Irpinia del 1980, che mobilitò tutti i gruppi, partiti, associazioni nell’organizzare colonne di volontari e di aiuti per le popolazioni terremotate.

L’incontro con i giovani in cripta

La conclusione di questo periodo della vita del quartiere può essere datata 12 dicembre 1982. Giovanni Paolo II si recò in visita pastorale alla Parrocchia Gesù Buon Pastore, trattenendovisi per diverse ore. A vent’anni dalla visita di Papa Giovanni, che annotò nel suo diario personale quanta gente si fosse stretta intorno al Santo Padre, un nuovo incontro col Vescovo di Roma mobilitò tutto il quartiere intorno al Papa polacco. In quei vent’anni era cambiata la popolazione del quartiere, nuovi abitanti avevano affiancato quelli di più lunga permanenza, ma il senso di comunità era rimasto intatto.