La Montagnola nella seconda metà dell’800

Nella seconda metà dell’Ottocento, la zona che attualmente è compresa nella parrocchia di Gesù Buon Pastore faceva parte

Pianta della zona disegnata dal parroco di San Paolo nel 1845. L’area cerchiata in Rosso indica l’attuale “Montagnola”.

dell’immenso territorio della parrocchia di San Paolo fuori le mura. Quest’ultima estendeva la sua giurisdizione da Porta San Paolo alla diocesi di Ostia e faceva perno sull’abbazia benedettina che affidava a uno dei suoi monaci l’incarico di vicario curato (diventerà un vero e proprio parroco solo all’inizio del Novecento). In un’area così vasta viveva una popolazione ridottissima, tra le mille e le duemila persone, in molti casi non stanziale soprattutto a causa della malaria. Una piaga così devastante che nel 1868 spinse i monaci trappisti delle Tre Fontane a intraprendere una bonifica delle terre limitrofe (tristemente note come “tomba di Roma”), di cui è ancora testimonianza il bosco di eucalipti sulla Via Laurentina.

Il territorio di San Paolo si articolava sostanzialmente in due regioni: il suburbio – cioè la parte più vicina alle Mura Aureliane, relativamente più popolata e con una prevalenza di piccoli appezzamenti coltivati a vigne – e l’agro propriamente detto, dominato dalla grande proprietà fondiaria nobiliare e con una presenza umana estremamente rarefatta. La Montagnola si collocava all’inizio dell’agro, ma in una zona con caratteri che per certi versi rappresentavano ancora un prolung

Casale Ceribelli e casa limitrofa non più esistente. Dalla posizione del casale potrebbe essere stata scattata nell’attuale angolo tra Piazza caduti della Montagnola e Via Francesco Acri

amento del suburbio, tanto che nelle relazioni del vicario curato le tenute di Tor Marancia e di Grotta Perfetta vengono spesso definite “campagna alta”.

Bufali al pascolo alla fine dell’800

Le condizioni di vita erano comunque estremamente misere e anche per questo, oltre che per la stagionalità di certi lavori, la popolazione era in larga misura maschile e con pochi bambini. Il 40-50% degli abitanti era di origine romana, ma con una forte presenza di abruzzesi e, in misura minore, di marchigiani. Le attività principali erano quelle collegate alla pastorizia. Molti discendevano dall’Appennino con le greggi da ottobre a maggio e, quando il capo pastore portava con sé la famiglia, in certi casali si creavano piccoli agglomerati di 20-30 persone. Amatrice, Cappadocia e Lucoli i paesi d’origine più rappresentati. A loro volta i braccianti impiegati nella coltivazione delle tenute venivano reclutati dai “caporali” nelle province di Rieti e L’Aquila, in particolare nei centri di Leonessa, Coppito e Introdacqua.

La presenza di importanti cave di pozzolana tra l’Ostiense e la Laurentina offriva, inoltre, lavoro anche agli operai di questo settore, per lo più provenienti dalle Marche. Quest’attività era destinata a crescere in rapporto all’espansione edilizia che fece seguito alla proclamazione di Roma capitale del Regno, nel 1871. Un evento che ebbe in generale ripercussioni economiche importanti, e nell’ultima parte del XIX secolo determinò nel complesso del territorio della parrocchia di San Paolo una crescita demografica proporzionalmente rilevante, con l’attivazione di alcuni servizi, come una scuola parrocchiale per l’istruzione elementare e un collegamento tranviario tra l’Ostiense e il centro cittadino.

Dalle piante dell’epoca emerge un sistema viario incentrato su Ostiense, Laurentina e Ardeatina. Esistevano alcune traverse che ponevano in comunicazione queste strade come Via delle Statue che corrisponde a Via Silvio D’Amico e Via Fontanellato e vicolo della Pozzolana oggi non più esistente.

Le foto che seguono (concesse dalla Fondazione Primoli)  sono istantanee del 1890 circa e riprendono uno squadrone di cavalleria che attraversa il fosso delle Tre Fontane. Il ponte alle spalle dei cavalieri è via Laurentina all’altezza dell’attuale svincolo con la Roma Fiumicino. Alle spalle dei Cavalieri le alture della Montagnola   o le costruzioni del complesso delle Tre Fontane. La strada in terra è Via Laurentina.

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Paludi, Eucaliptus e …Carcerati

L’attuale luogo in cui sorge l’Abbazia delle Tre Fontane è ospitato nella località denominata Acque Salvie, toponimo probabilmente legato alle sorgenti presenti in questa zona.

Legata all’acqua è anche la storia di fine ’800, quando la zona, a causa della malaria che infestava tutto il territorio, fu sottoposta a bonifica.

Archivio Tre Fontane

È in questo frangente storico, precisamente nel novembre del 1879, che prende vita la Società Agricola costituita e gestita dai Trappisti. Ed è proprio grazie all’opera incessante e assidua dei Trappisti e del loro Ordine monastico, che la zona venne riportata a nuova vita.

Un grande incentivo alla sanificazione della zona da parte dei frati fu la piantagione di ben 50.000 piante di eucalipto. Questa pianta, dalle notevoli virtù benefiche, si pensava allora avesse addirittura la capacità di purificare l’aria dagli effluvi nocivi della malaria. Nonostante questa credenza erronea (era opinione diffusa allora che la malaria fosse causata dall’umidità del terreno e, di conseguenza, all’aria infetta), le piante di eucalipto delle Tre Fontane si estero notevolmente – tanto che l’opera dei frati fu citata con encomio anche dall’Ufficio Centrale del Senato – anche grazie al lavoro dei carcerati della colonia penale che trovarono, nel condividere le abitudini e la vita cistercense, un percorso di riabilitazione personale.

Carcerati e guardie alla fine del 800 all’ingresso dell’abbazia delle Tre Fontane Archivio Abbazia Tre Fontane

Nonostante le sanificazioni all’ambiente, la zona delle Tre Fontane e le zone limitrofe continuarono ad essere malariche tanto che i monaci delle Tre Fontane chiudevano l’Abbazia durante la stagione estiva. Stessa misura venne adottata dai religiosi ospiti della Basilica di San Paolo a causa delle condizioni di vita dure e malsane.

Fu soltanto ai primi del ’900 che la malaria venne finalmente debellata e la zona della Montagnola che affaccia sulla zona delle Tre Fontane (Via Acri, Via Croce ecc.) poté essere costruita con i primi edifici adibiti ad abitazioni. Fino ad allora solo il versante verso la Basilica di San Paolo verso la fine del 800 era abitato da qualche centinaio di persone per lo più contadini su piccole proprietà che si aprivano su Via Laurentina e Via delle Statue (attuali Via Silvio d’Amico e Fontanellato ). L’azienda agricola fu un elemento di sviluppo del territorio arrivando ad avere oltre 200 salariati molti dei quali coincisero con i primi

Fondazione Primoli 3586 www.archivioprimoli.it

“pionieri” della Montagnola. Verosimilmente le prime costruzioni a metà strada tra

Archivio Abbazia Tre Fontane

case e baracche, vennero costruite, nei primi decenni del ’900, nel perimetro che oggi coincide con Via Laurentina, Via Luigi Perna, Via Guido de Ruggiero, da braccianti dell’azienda agricola delle Tre Fontane. Il luogo rialzato rispetto alla “piana delle Tre

Fontane” (così chiamata allora la zona dove sono i campi sportivi del CONI ed il LUNEUR) rendevano quel piccolo colle meno esposto all’umidità.