Gli anni della guerra

La  storia del quartiere annovera tra gli episodi più tristi le barbarie perpetrate dai nazifascisti nel periodo della seconda guerra mondiale.

 Allora il quartiere della Montagnola era abitato da gente povera: pastori, vetrai e venditori di cicoria, ossia persone che, per sbarcare il lunario, inventarono il commercio della cicoria, colta nella campagna, tanto che alla nostra zona venne attribuita la denominazione di repubblica della cicoria. Era una specie di staffetta nella quale qualcuno (le donne ) raccoglieva la cicoria, altri (uomini) la portavano in bicicletta (unico mezzo di locomozione) ai mercati cittadini, altri la vendevano).

In quel periodo di povertà, paura e disperazione, la Parrocchia divenne ben presto un luogo di aggregazione e unione dove i parrocchiani potevano trovare un rifugio sicuro e confortevole.    

L’allora parroco Don Pietro Occelli ne fu un centro propulsore tanto che la Gesù Buon Pastore divenne un rifugio per disertori, ebrei e oppositori al regime. Da annoverare tra gli ospiti illustri della canonica, rigorosamente travestiti da sacerdoti per non essere riconosciuti, il Generale Fernando Accardo, la prestigiosa famiglia ebrea Terracini, passando per il senatore Umberto De Leoni, fino ad arrivare agli avvocati e Prefetti del Regno Giovanni Manfra e Nilo Pignataro.

La parrocchia ebbe un ruolo centrale nell’organizzazione della Resistenza a livello locale tanto che fu sottoposta a svariate perquisizioni da parte sia dei fascisti sia della Gestapo che non riuscirono mai, però, a trovare il materiale bellico nascosto nella galleria

La foto è scatta su via Luigi Perna.

sotterranea.

Va sottolineato che gli accordi tra le forze belligeranti resero roma “città aperta”, cioè non oggetto di azioni militari solo per la cerchia urbana. La campagna romana, dove si trovava il quartiere della Montagnola era invece zona di guerra  con l’applicazione del codice militare che prevedeva nei confronti dei disertori e di chi li proteggeva, la fucilazione.

Anche i luoghi di culto limitrofi alla Montagnola non furono indenni dalle angherie dei nazisti. Ad esempio, la Basilica di San Paolo venne temporaneamente sequestrata dalla Gestapo, e fu solo grazie all’intervento tempestivo e audace di Don Pietro, che i suoi ospiti si salvarono da un incerto ma sicuramente drammatico epilogo.

 L’episodio storico più cruento è sicuramente quello da cui la piazza principale, antistante la Parrocchia, prende il nome: Caduti della Montagnola.

Il 10 settembre 1943 Granatieri, Bersaglieri, Milizia territoriale, Carristi, Carabinieri e tutta la popolazione civile del posto tentarono di sbarrare il passo all’occupante e impedirgli l’avanzamento verso il centro della città. È ancora una volta grazie all’intervento di Don Pietro il quale, per non subire perdite ulteriori, decise di interrompere la battaglia alzando bandiera bianca, e mettere fine, anche in questa occasione, ad un frangente che avrebbe certamente mietuto molte più vittime.

Il quartiere della Montagnola paga in 68 vittime, tra civili e militari, il suo contributo alla guerra contro i nazifascisti guadagnando dal quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia (edizione del 11/09/1945) la qualifica di “prima pagina di storia della Resistenza”.

Alla fine della battaglia i residenti della Montagnola seppellirono i morti, tutti, indistintamente, senza guardare al colore e alle bandiere, così come senza colore e bandiere era stata l’ospitalità della parrocchia Gesù Buon Pastore. Citando, infatti, le parole di Don Pietro stesso, nella canonica transitò anche un “colonnello della Guardia Nera, che si era trovato a Roma nel capovolgimento del fronte e nella decisione di tornare nella sua terra, la Sardegna, per non imbrattarsi più le mani né la coscienza”. Dopo il periodo di transizione passato alla Buon Pastore, in una stanza occupata mesi prima dal Generale Accardo, il gerarca pentito “rinacque a vita e speranza”.