Visita guidata alla chiesa parrocchiale con la sua ricchissima e suggestiva catechesi per immagini.

absideDall’inizio della parrocchia, le celebrazioni si svolgevano in un ampio locale, intitolato a sant’Antonio di Padova e che era stato in precedenza un’officina, messo a disposizione dalle Suore di Sant’Anna ed era capace di contenere circa 300 persone, un decimo della popolazione calcolata sui 3.000 abitanti. E’ opportuno ricordare che le Suore di Sant’Anna sono una Congregazione femminile di origine torinese, che, pur essendo fuori dal territorio parrocchiale, fanno parte della Parrocchia Gesù Buon Pastore e sono l’unica Congregazione religiosa presente in parrocchia, naturalmente insieme con i religiosi Paolini ai quali la parrocchia è affidata.
Come attesta don Pietro Occelli, «nel 1950 fu possibile finalmente costruire la cripta della Chiesa per iniziativa coraggiosa dei Revv. Don Stella Carlo e Don Fornasari Eugenio che in due tempi erano succeduti a don Pietro come economi parroci. I debiti purtroppo costrinsero ad una nuova battuta di arresto e solo nel 1957, dopo laboriose pratiche presso il Ministero del Lavoro, Opere del Lazio, per interessamento diretto del Card. Clemente Micara di v.m., ottenni l’approvazione del progetto definitivo del Tempio e il contributo statale per il rustico di 40 milioni (legge Aldisio). La Pia Società San Paolo contribuì con l’imprestito di altri 50 milioni. Il 18 marzo 1959 il Tempio e l’Altare Maggiore venivano consacrati dall’allora Vicegerente del Vicariato S.E. Luigi Traglia. La lapide in marmo nell’ambulacro dell’ingresso destro della facciata ricorda il fausto avvenimento».
La visita alla chiesa parrocchiale di Gesù Buon Pastore può iniziare dal parco antistante (il Parco della Rimembranza), che proprio per iniziativa del parroco don Pietro Occelli è stato dedicato al ricordo dei Caduti della Montagnola, 56 persone (45 militari e 11 civili) che morirono il 10 settembre 1943, nel sanguinoso scontro che è passato alla storia col titolo di «Battaglia della Montagnola» che si svolse tra le forze dominanti tedesche e la “resistenza” romana (militari come i granatieri, i bersaglieri e i carabinieri, ma anche molta gente del “popolo”). A loro del resto venne anche dedicata la chiesa parrocchiale e in particolare la cripta con la qualifica di Tempio votivo dei Caduti. Negli ultimi anni, per iniziativa dell’ex Municipio XI cui va il plauso di questo netto miglioramento, il Parco è stato dotato di un ampio parcheggio sotterraneo ed è stato sistemato e abbellito, diventando un vero “salotto” per l’incontro di persone di ogni età e per le corse e i giochi dei bimbi. Ogni anno si svolge in esso una importante celebrazione commemorativa alla quale partecipano autorità civili e militari.

Il cortile e l’ingresso
Dinanzi alla facciata al Tempio del Buon Pastore, è stato riservato un piccolo cortile delimitato da una cancellata, all’interno del quale campeggiano su un alto piedistallo due grandi statue dello scultore Carlo Pisi, dedicate una a Gesù Pastore e l’altra a Giovanni XXIII.

L’ingresso nella chiesa avviene attraverso un grande portale alto sei metri (restaurato nel 2013), sulle due porte vi sono le Maestà di Cristo Pastore e di Maria Mater Pastoris, opera del noto scultore Teofilo Raggio. Le immagini sono accompagnate dalle scritte latine IESU BONE PASTOR MISERERE NOBIS – VIRGINE INTERVENIENTE AD PASCUA PERDUCAMUR IN COELIS – EGO SUM PASTOR BONUS ET COGNOSCO OVES MEAS (che significano: Gesù Buon Pastore, abbi pietà di noi. Per intercessione della [Beata] Vergine veniamo condotti ai pascoli del cielo. Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecore). Nella parte superiore del portale ci sono gli stemmi di papa Roncalli e della Società San Paolo (l’Ostia, la Spada e il Libro).
Al di sopra del grande portale vi è un mosaico (con tessere imperiali) di Carlo Mariani (… …), di 90 metri quadri, che rappresenta il Cristo Pantocrator Re della Pace e sotto di esso vi è l’Angelo dei cimiteri che benedice e veglia le 56 croci dei Caduti della Montagnola. Nel sopraluce vi è un altro mosaico con tasselli di marmi verdi e smalti veneti lucidi e dorati (di Teodoro Licini, + 1979), che rappresenta dieci pecorelle che si abbeverano alla fontana della grazia. Vi è anche un rosone che diventa “leggibile” in controluce dall’interno della Chiesa e che rappresenta i quattro simboli degli evangelisti con le quattro lettere iniziali ALBA = Angelo-Matteo, Leone-Marco, BueLuca, Aquila-Giovanni.
Accanto al grande portale centrale vi sono due ingressi laterali. L’ingresso di destra, che viene utilizzato abitualmente, ha di fronte alla porta un grande affresco, parzialmente coperto da una lapide commemorativa (con un testo in latino di don Pietro), che ricorda la visita compiuta alla Parrocchia del Buon Pastore da Giovanni XXIII, mentre un’altra lapide, anch’essa in latino, ricorda l’evento della consacrazione della chiesa ad opera del cardinale Vicario Clemente Micara.
L’ingresso di sinistra, che di solito rimane chiuso, consente l’accesso solenne al battistero, al quale si accede solitamente da due porte all’interno della chiesa: esso è rivestito di marmi pregiati e la luce vi filtra da una vetrata a colori costituita da tre spessori di cristallo, realizzata nella Scuola d’arte del vecchio laboratorio trasteverino di San Michele (su cartoni degli artisti Guarnieri e D’Alessandro); alle pareti vi sono affreschi del Mariani con le figurazioni dei quattro momenti del rito del battesimo (compreso quello ora tralasciato del “sal sapientiae”); all’interno dell’aula del battistero vi è anche una cancellata in bronzo e rame con scritte tratte dalla liturgia.

La grande aula e l’abside
Entrando nella chiesa, si trova una grande aula di forma absidale (lunga 56 metri, e larga e alta 24, per un totale di 33.000 m3), con una grande navata centrale e due strette navate laterali, ognuna delle quali ha in corrispondenza del presbiterio una cappella laterale e una cappella a fondo cieco: a sinistra ci sono rispettivamente le cappelle della Regina degli Apostoli e di sant’Anna con san Giuseppe e a destra quelle di sant’Antonio e del Sacro Cuore con i santi Pietro e Paolo.
La prima cosa che si nota, appena entrati in chiesa, è l’abside interamente affrescata e in cui campeggia la figura gigantesca (alta dieci metri e cinquanta) del Cristo Buon Pastore: la figura del Divino Titolare, opera di Mariani e di Licini, ha le fattezze somatiche ormai consuete per rappresentare Gesù Maestro (compreso il piede sinistro che sopravanza leggermente il destro ad indicare un movimento in avanti), ha intorno al capo un fulgente nimbo oro-fuoco, è rivestita da una lunga tunica verde-cupo e da un ampio mantello rosa-solare e reca sulle braccia un candido agnello che si rivolge verso di lui con tenerezza.
Nella grande “gloria” dell’abside, denominata anche «il paradiso», accanto al Cristo Buon Pastore, si notano poi sei grandi figure: da un lato la Beata Vergine e san Pietro e dall’altro Davide (il re-salmista, chiamato da Samuele a nome di Dio mentre si trovava a pascolare il gregge di suo padre) e san Paolo; ai loro piedi ci sono Abele accasciato e insanguinato e il profeta Ezechiele (nel quale è possibile riconoscere l’autoritratto del Licini). Ai piedi del Cristo ci sono quattro pecorelle che stanno abbeverandosi alle acque del Giordano, mentre nella calotta si apre il cielo oro e cobalto col portale degli Angeli che hanno enormi ali, ampie sette metri. Le scritte bibliche che accompagnano le figure di Abele ed Ezechiele ne spiegano la scelta.

Tra l’abside e l’aula in cui si radunano i fedeli, vi è il grande complesso marmoreo dell’altare maggiore che venne “dedicato” il 23 ottobre 1993; ai suoi fianchi vi sono due artistici reggicandelieri in ferro battuto. Dietro di esso, c’è una grande parete di marmo che è sovrastata da un imponente crocifisso e incornicia il tabernacolo, la cui porticina è una lastra d’argento sulla quale è rappresentato a bassorilievo Gesù Buon Pastore. Completamente invisibile, nel retro del nuovo complesso marmoreo, che lo copre per intero, alla base della grande abside dipinta che abbiamo descritta sopra, si conserva un antico massiccio altare di marmo bianco.
Sulla sinistra per chi guarda l’altare maggiore vi è l’ambone per la proclamazione della Parola di Dio e sulla destra vi è la sede per il Celebrante, entrambi in marmo, con un piedistallo e un rivestimento che richiama il tema della “croce” collocato sui tre lati “visibili” dell’altare maggiore.

Le pareti laterali
Subito dopo il grande affresco absidale, l’attenzione di chi entra nella chiesa è attirata dalle grandi figure affrescate sulle pareti laterali. Su una superficie che è ampia esattamente quanto quella dell’abside, ossia 700 metri quadri, ci sono 18 “stazioni” ispirate dal Vangelo di san Matteo: le quattordici immagini tradizionali della Via Crucis e quattro “intermezzi” discorsivi. Cristo è condannato, prende la croce, prima caduta, incontro con Maria, il Cireneo, la Veronica, seconda caduta, le pie donne piangenti, terza caduta, la denudazione, la crocifissione, la morte in croce, la deposizione (nella figura di Giuseppe di Arimatea è riconoscibile il ritratto di don Pietro), la sepoltura. Gli “intermezzi”, che sono opera del Licini, riguardano: Il Getsemani, con il bacio di Giuda, le fiaccole e i bastoni, il calice, l’angelo consolatore – Il gallo, il bacile con la lavanda delle mani, la tunica con la corona di spine, la colonna della flagellazione, l’albero dell’impiccato – Il velo della Veronica, la tunica con i dadi, chiodi, martello e tenaglie, la spugna e la lancia, il Colle del teschio di Adamo – Il velo del Tempio e i sepolcri aperti.
Accanto all’altare maggiore, le due pareti laterali tra l’aula sacra e la grande superficie absidale sono incorniciate da due archi trionfali sul primo dei quali (alto al suo apice 25 metri) sono dipinte 12 pecore (gli Apostoli) che salgono ad adorare l’Agnello immolato sul Libro e sul Calice, mentre su quello immediatamente successivo c’è il testo latino di Eb 13,20: «Il Dio della pace (…) ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore (…) il Signore nostro Gesù Cristo». Tra i due archi vi sono due altorilievi, in cemento bronzato, del Licini, dedicati uno alla Cena di Emmaus (con la scritta «Semper da nobis panem hunc» [ossia: Donaci sempre questo pane]) e l’altro al Sacrificio di Isacco; al di sopra, sotto le lunette delle finestre absidali, vi sono due ampie figurazioni monocrome che commentano le grandi encicliche dei Papi Giovanni XXIII e Paolo VI.
In fondo alla navatella sinistra vi sono la cappella della Madonna e la cappellina di sant’Anna con san Giuseppe. Anche queste pareti sono interamente affrescate rispettivamente con l’immagine della Regina degli Apostoli (attorno alla quale sono rappresentati alcuni misteri del Rosario, mentre sulle pareti laterali vi sono a sinistra l’Annunciazione e a destra l’Assunzione) e con le figure dei due santi (sulle pareti laterali vi sono a sinistra la nascita di Maria e a destra la morte di san Giuseppe): in quest’ultima cappellina, che è stata restaurata “in memoria di Giuseppina Lo Bello”, si è introdotta da molti anni una simpatica tradizione: i parrocchiani espongono in grandi bacheche le piccole foto dei loro defunti e qui vengono a farne spesso memoria non potendo recarsi con altrettanta facilità a visitarne le tombe nei cimiteri romani. Con questo stesso spirito essi sostano volentieri anche nella cappella dell’Addolorata ricavata in una rientranza della parete vicina alla cappella della Madonna, così come si rivolgono con fiducia ai popolarissimi Papa Giovanni, sant’Antonio di Padova e santa Rita da Cascia, il cui quadro e le cui statue sono rispettivamente lungo le pareti a destra e a sinistra.
In fondo alla navatella destra vi sono la cappella dedicata a sant’Antonio (con la Gloria del Santo e ai lati i due miracoli della predicazione ai pesci e della mula che adora l’Eucaristia) e la cappellina del Sacro Cuore tra i santi Pietro e Paolo (i quali sono ulteriormente ricordati con le
scene della crocifissione e della decapitazione nel vicino bosco delle Tre Fontane): questa cappellina per molti mesi dell’anno non è agibile perché viene riservata a un artistico presepio.
Tra le due cappelle di destra si apre la porta che consente l’accesso all’Ufficio parrocchiale e agli uffici e all’abitazione del Parroco e dei Sacerdoti impegnati nel servizio pastorale (ad essi si può accedere anche dal cortile di via Luigi Perna 3).

Dodici “pannelli del perdono”
Per completare la descrizione della così doviziosa ricchezza di immagini che abbelliscono le pareti del Tempio del Buon Pastore e soprattutto costituiscono una stimolante catechesi, dobbiamo fare riferimento anche ai dodici «pannelli del perdono» che incorniciano a due a due i sei confessionali addossati alle pareti. Ogni pannello, realizzato con la tecnica dello sbalzo da G. Baldi su disegno del Mariani, oltre all’immagine reca la relativa espressione biblica, che l’ha ispirata: «Signore, che vuoi tu ch’io faccia? [San Paolo a Damasco] – Egli ricerca la pecorella smarrita fino a che non l’abbia ritrovata – Gli fasciò le ferite versandovi olio e vino [il buon Samaritano] – Se tu conoscessi il dono di Dio [la Samaritana] – Perdonerò sette volte? Non ti dico sette, ma settanta volte sette – Il pubblicano pregava: O Dio, abbi pietà di me peccatore – Il Signore lo guardò. E Pietro pianse amaramente – Insensato, questa notte morirai. Le ricchezze di chi saranno? – Confida, figlio, ti sono rimessi i peccati [il paralitico] – Non ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più [l’adultera] – Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita [il figlio prodigo] – Ti sono perdonati i tuoi peccati. Va’ in pace [la Maddalena]».
Per l’accompagnamento dei canti dell’assemblea liturgica, c’è un organo elettronico che può essere suonato “dal vivo”, ma consente pure la riproduzione di numerose musiche registrate con questo stesso organo che possono essere selezionati e controllati con un telecomando.
La cripta. Le sale di catechismo (logistica e strumenti).

L’Oratorio e la palestra
Non bisogna dimenticare, infine, di visitare la cripta che, come è già stato ricordato sopra, fu la prima costruzione ad essere portata a termine per merito dei parroci don Carlo Stella e don Eugenio Fornasari che affrontarono fortissime difficoltà finanziarie. Nell’abside della Cripta sono collocati il Cristo di Raul Vistoli (dono del Campidoglio) e due affreschi del Licini dedicati alla Battaglia del
Forte Ostiense e a Suor Teresina e il Tedesco. Vi sono inoltre, su quadro, i dipinti del Licini dedicati uno a Pio XII (con mons. Montini) sul luogo del bombardamento di San Lorenzo e l’altro alle Fosse Ardeatine con il ritratto di don Pietro Pappagallo, che ispirò la figura dell’eroico sacerdote del film Roma città aperta del Rossellini.
Dal cortile che attraverso l’ampio portone si apre su via Luigi Perna n° 3, oltre che alla cripta appena descritta, si accede alle sale di catechismo (logistica e strumenti), da un lato, all’Oratorio e dell’Azione Cattolica e la palestra dall’altro. Sono locali ampiamente restaurati di recente con un ingente sforzo economico e che permettono un contatto vivo con tanti ragazzi e anche con persone che non frequentano abitualmente la parrocchia. Dai locali dell’Oratorio si può passare ai locali della Caritas, il cui accesso principale è controllato da un apposito cancello (e portone) in via Vedana, che costituisce pure l’entrata ai locali utilizzati dagli scout e al vecchio cinema-teatro di cui ogni tanto si auspica e si progetta il restauro e la riapertura.

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