Visita guidata alla Chiesa parrocchiale

abside

 

La visita alla Chiesa parrocchiale di Gesù Buon Pastore può iniziare dal parco antistante (il Parco della Rimembranza), che per iniziativa del parroco don Pietro Occelli è stato dedicato al ricordo dei Caduti della Montagnola, 56 persone (45 militari e 11 civili) che morirono il 10 settembre 1943, nel sanguinoso scontro che è passato alla storia col titolo di «Battaglia della Montagnola» tra le forze dominanti tedesche e la “resistenza” romana. A loro venne anche dedicata la Chiesa parrocchiale e in particolare la cripta con la qualifica di Tempio votivo dei Caduti.

 Il cortile e l’ingresso

Dinanzi alla facciata al Tempio del Buon Pastore, è stato riservato un piccolo cortile delimitato da una cancellata, all’interno del quale campeggiano su un alto piedistallo due grandi statue dello scultore Carlo Pisi, dedicate una a Gesù Pastore e l’altra a Giovanni XXIII.

L’ingresso nella chiesa avviene attraverso un grande portale alto sei metri (restaurato nel 2013), sulle due porte vi sono le facciata statua B PastoreMaestà di Cristo Pastore e di Maria Mater Pastoris, opera del noto scultore Teofilo Raggio. Le immagini sono accompagnate dalle scritte latine IESU BONE PASTOR MISERERE NOBIS – VIRGINE INTERVENIENTE AD PASCUA PERDUCAMUR IN COELIS – EGO SUM PASTOR BONUS ET COGNOSCO OVES MEAS (che significano: Gesù Buon Pastore, abbi pietà di noi. Per intercessione della [Beata] Vergine veniamo condotti ai pascoli del cielo. Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecore). Nella parte superiore del portale ci sono gli stemmi di papa Roncalli e della Società San Paolo (l’Ostia, la Spada e il Libro).

Al di sopra del grande portale vi è un mosaico (con tessere imperiali) di Carlo Mariani (… …), di 90 metri quadri, che rappresenta il Cristo Pantocrator Re della Pace e sotto di esso vi è l’Angelo dei cimiteri che benedice e veglia le 56 croci dei Caduti della Montagnola. Nel sopraluce vi è un altro mosaico con tasselli di marmi verdi e smalti veneti lucidi e dorati (di Teodoro Licini, + 1979), che rappresenta dieci pecorelle che si abbeverano alla fontana della grazia. Vi è anche un rosone che diventa “leggibile” in controluce dall’interno della Chiesa e che rappresenta i quattro simboli degli evangelisti con le quattro lettere iniziali ALBA = Angelo-Matteo, Leone-Marco, BueLuca, Aquila-Giovanni.

Accanto al grande portale centrale vi sono due ingressi laterali.

L’ingresso di destra, che viene utilizzato abitualmente, ha di fronte alla porta un grande affresco, parzialmente coperto da una lapide commemorativa (con un testo in latino di don Pietro), che ricorda la visita compiuta alla Parrocchia del Buon Pastore da Giovanni XXIII, mentre un’altra lapide, anch’essa in latino, ricorda l’evento della consacrazione della chiesa ad opera del cardinale Vicario Clemente Micara.

L’ingresso di sinistra, che di solito rimane chiuso, consente l’accesso solenne al battistero, al quale si accede solitamente da due porte all’interno della chiesa: esso è rivestito di marmi pregiati e la luce vi filtra da una vetrata a colori costituita da tre spessori di cristallo, realizzata nella Scuola d’arte del vecchio laboratorio trasteverino di San Michele (su cartoni degli artisti Guarnieri e D’Alessandro); alle pareti vi sono affreschi del Mariani con le figurazioni dei quattro momenti del rito del battesimo (compreso quello ora tralasciato del “sal sapientiae”); all’interno dell’aula del battistero vi è anche una cancellata in bronzo e rame con scritte tratte dalla liturgia.

 La grande aula e l’abside

Entrando nella chiesa, si trova una grande aula di forma absidale (lunga 56 metri, e larga e alta 24, per un totale di 33.000 m3), con una grande navata centrale e due strette navate laterali, ognuna delle quali ha in corrispondenza del presbiterio una cappella laterale e una cappella a fondo cieco: a sinistra ci sono rispettivamente le cappelle della Regina degli Apostoli e di sant’Anna con san Giuseppe e a destra quelle di sant’Antonio e del Sacro Cuore con i santi Pietro e Paolo.

La prima cosa che si nota, appena entrati in chiesa, è l’abside interamente affrescata e in cui campeggia la figura gigantesca (alta dieci metri e cinquanta) del Cristo Buon Pastore: la figura del Divino Titolare, opera di Mariani e di Licini, ha le fattezze somatiche ormai consuete per rappresentare Gesù Maestro (compreso il piede sinistro che sopravanza leggermente il destro ad indicare un movimento in avanti), ha intorno al capo un fulgente nimbo oro-fuoco, è rivestita da una lunga tunica verde-cupo e da un ampio mantello rosa-solare e reca sulle braccia un candido agnello che si rivolge verso di lui con tenerezza.

Nella grande “gloria” dell’abside, denominata anche «il paradiso», accanto al Cristo Buon Pastore, si notano poi sei grandi figure: da un lato la Beata Vergine e san Pietro e dall’altro Davide (il re-salmista, chiamato da Samuele a nome di Dio mentre si trovava a pascolare il gregge di suo padre) e san Paolo; ai loro piedi ci sono Abele accasciato e insanguinato e il profeta Ezechiele (nel quale è possibile riconoscere l’autoritratto del Licini). Ai piedi del Cristo ci sono quattro pecorelle che stanno abbeverandosi alle acque del Giordano, mentre nella calotta si apre il cielo oro e cobalto col portale degli Angeli che hanno enormi ali, ampie sette metri. Le scritte bibliche che accompagnano le figure di Abele ed Ezechiele ne spiegano la scelta.

Tra l’abside e l’aula in cui si radunano i fedeli, vi è il grande complesso marmoreo dell’altare maggiore che venne “dedicato” il 23 ottobre 1993. Dietro di esso, c’è una grande parete di marmo che è sovrastata da un imponente crocifisso e incornicia il tabernacolo, la cui porticina è una lastra d’argento sulla quale è rappresentato a bassorilievo Gesù Buon Pastore. Completamente invisibile, nel retro del nuovo complesso marmoreo, che lo copre per intero, alla base della grande abside dipinta che abbiamo descritta sopra, si conserva un antico massiccio altare di marmo bianco.

Sulla sinistra per chi guarda l’altare maggiore vi è l’ambone per la proclamazione della Parola di Dio e sulla destra vi è la sede per il Celebrante, entrambi in marmo, con un piedistallo e un rivestimento che richiama il tema della “croce” collocato sui tre lati “visibili” dell’altare maggiore.

Le pareti laterali

Subito dopo il grande affresco absidale, l’attenzione di chi entra nella chiesa è attirata dalle grandi figure affrescate sulle pareti laterali.

Su una superficie che è ampia esattamente quanto quella dell’abside, ossia 700 metri quadri, ci sono 18 “stazioni” ispirate dal Vangelo di san Matteo: le quattordici immagini tradizionali della Via Crucis e quattro “intermezzi” discorsivi. Cristo è condannato, prende la croce, prima caduta, incontro con Maria, il Cireneo, la Veronica, seconda caduta, le pie donne piangenti, terza caduta, la denudazione, la crocifissione, la morte in croce, la deposizione (nella figura di Giuseppe di Arimatea è riconoscibile il ritratto di don Pietro), la sepoltura. Gli “intermezzi”, che sono opera del Licini, riguardano: Il Getsemani, con il bacio di Giuda, le fiaccole e i bastoni, il calice, l’angelo consolatore – Il gallo, il bacile con la lavanda delle mani, la tunica con la corona di spine, la colonna della flagellazione, l’albero dell’impiccato – Il velo della Veronica, la tunica con i dadi, chiodi, martello e tenaglie, la spugna e la lancia, il Colle del teschio di Adamo – Il velo del Tempio e i sepolcri aperti.

Accanto all’altare maggiore, le due pareti laterali tra l’aula sacra e la grande superficie absidale sono incorniciate da due archi trionfali sul primo dei quali (alto al suo apice 25 metri) sono dipinte 12 pecore (gli Apostoli) che salgono ad adorare l’Agnello immolato sul Libro e sul Calice, mentre su quello immediatamente successivo c’è il testo latino di Eb 13,20: «Il Dio della pace (…) ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore (…) il Signore nostro Gesù Cristo».

Tra i due archi vi sono due altorilievi, in cemento bronzato, del Licini, dedicati uno alla Cena di Emmaus (con la scritta «Semper da nobis panem hunc» [ossia: Donaci sempre questo pane]) e l’altro al Sacrificio di Isacco; al di sopra, sotto le lunette delle finestre absidali, vi sono due ampie figurazioni monocrome che commentano le grandi encicliche dei Papi Giovanni XXIII e Paolo VI.

In fondo alla navatella sinistra vi sono la cappella della Madonna e la cappellina di sant’Anna con san Giuseppe. Anche queste pareti sono interamente affrescate rispettivamente con l’immagine della Regina degli Apostoli (attorno alla quale sono rappresentati alcuni misteri del Rosario, mentre sulle pareti laterali vi sono a sinistra l’Annunciazione e a destra l’Assunzione) e con le figure dei due santi (sulle pareti laterali vi sono a sinistra la nascita di Maria e a destra la morte di san Giuseppe): in quest’ultima cappellina, che è stata restaurata “in memoria di Giuseppina Lo Bello”, si è introdotta da molti anni una simpatica tradizione: i parrocchiani espongono in grandi bacheche le piccole foto dei loro defunti e qui vengono a farne spesso memoria non potendo recarsi con altrettanta facilità a visitarne le tombe nei cimiteri romani. Con questo stesso spirito essi sostano volentieri anche nella cappella dell’Addolorata ricavata in una rientranza della parete vicina alla cappella della Madonna, così come si rivolgono con fiducia ai popolarissimi Papa Giovanni, sant’Antonio di Padova e santa Rita da Cascia, il cui quadro e le cui statue sono rispettivamente lungo le pareti a destra e a sinistra.

In fondo alla navatella destra vi sono la cappella dedicata a sant’Antonio (con la Gloria del Santo e ai lati i due miracoli della predicazione ai pesci e della mula che adora l’Eucaristia) e la cappellina del Sacro Cuore tra i santi Pietro e Paolo (i quali sono ulteriormente ricordati con le scene della crocifissione e della decapitazione nel vicino bosco delle Tre Fontane): questa cappellina (dal febbraio 2016) è adibita per l’Adorazione del Santissimo Sacramento.

Tra le due cappelle di destra si apre la porta che consente l’accesso all’Ufficio parrocchiale e agli uffici e all’abitazione del Parroco e dei Sacerdoti impegnati nel servizio pastorale (ad essi si può accedere anche dal cortile di via Luigi Perna 3).

Dodici “pannelli del perdono”

Per completare la descrizione della così doviziosa ricchezza di immagini che abbelliscono le pareti del Tempio del Buon Pastore e soprattutto costituiscono una stimolante catechesi, dobbiamo fare riferimento anche ai dodici «pannelli del perdono» che incorniciano a due a due i sei confessionali addossati alle pareti.

Ogni pannello, realizzato con la tecnica dello sbalzo da G. Baldi su disegno del Mariani, oltre all’immagine reca la relativa espressione biblica, che l’ha ispirata: «Signore, che vuoi tu ch’io faccia? [San Paolo a Damasco] – Egli ricerca la pecorella smarrita fino a che non l’abbia ritrovata – Gli fasciò le ferite versandovi olio e vino [il buon Samaritano] – Se tu conoscessi il dono di Dio [la Samaritana] – Perdonerò sette volte? Non ti dico sette, ma settanta volte sette – Il pubblicano pregava: O Dio, abbi pietà di me peccatore – Il Signore lo guardò. E Pietro pianse amaramente – Insensato, questa notte morirai. Le ricchezze di chi saranno? – Confida, figlio, ti sono rimessi i peccati [il paralitico] – Non ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più [l’adultera] – Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita [il figlio prodigo] – Ti sono perdonati i tuoi peccati. Va’ in pace [la Maddalena]».
Per l’accompagnamento dei canti dell’assemblea liturgica, c’è un organo elettronico che può essere suonato “dal vivo”, ma consente pure la riproduzione di numerose musiche registrate con questo stesso organo che possono essere selezionati e controllati con un telecomando.