Misericordia: un dono e un impegno

Cari fratelli e sorelle, È tempo di bilanci, alla fine del Giubileo straordinario della Misericordia, aperto l’8 dicembre 2015. Questa domenica saranno chiuse le “Porte sante” nelle quasi 2.900 diocesi del mondo intero, mentre il 20 novembre, ultima domenica dell’Anno liturgico, sarà chiusa quella della Basilica di San Pietro. Che cosa resta dunque dell’Anno santo, di quello vero intendiamo, “tempo di grazia e di conversione”, con tutti i segni e i gesti che lo hanno caratterizzato? La risposta è: la misericordia di Dio. Senza giri di parole, la misericordia di Dio non ha fine, non è incatenata, non è di un istante. Lo dice bene un bellissimo testo del filosofo danese Søren Kierkegaard: “Tu ci hai amati per primo, o Dio. Noi parliamo di te come se ci avessi amato per primo una volta sola. Invece continuamente, di giorno in giorno, per la vita intera, tu ci ami per primo. Quando al mattino mi sveglio ed elevo a te il mio spirito, tu sei il primo, tu mi ami per primo. Se mi alzo all’alba e immediatamente elevo a te il mio spirito e la mia preghiera, tu mi precedi, tu già mi hai amato per primo. È sempre così. E noi ingrati, che parliamo come se tu ci avessi amati per primo una volta sola”. Se resta la misericordia di Dio – e rimane in eterno – rimane anche un impegno per tutta la Chiesa, chiamata a riproporla “con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale”. Scrive Papa Francesco: “È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre”. Su tutti, uomini e donne della Montagnola, famiglie, ragazzi e ragazze, giovani e adulti, invoco l’aiuto e il conforto di Gesù Buon Pastore. Ricordate me e i miei confratelli nelle vostre preghiere.

don Vincenzo Marras

Foglio parrocchiale 13 novembre 2016

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